La genialità tra regola e caso
30 Maggio 8 Agosto 2015
Galleria Granelli, con la mostra “Bruno Munari – La genialità tra regola e caso”, presenta 36 preziose opere uniche che ripercorrono il percorso storico dell’artista a partire dal Futurismo fino agli anni ’90
Galleria Granelli, con la mostra “Bruno Munari – La genialità tra regola e caso”, presenta 36 preziose opere uniche che ripercorrono il percorso storico dell’artista a partire dal Futurismo fino agli anni ’90 “Quello che fa scattare la scintilla credo che sia in molti aspetti la casualità perché quando la casualità incontra la cultura allora possono nascere cose nuove sia nella scienza che nell’arte. […]
Il caso è dunque una condizione per molti aspetti indispensabile perché è fuori dalla logica. Con la logica, e quindi con la tecnologia, si può provare qualche cosa che già si pensa che ci sia, mentre con l’intuizione, con la fantasia e con la creatività, grazie anche a questa casualità che gli orientali chiamano zen, c’è un contatto con la realtà diverso che permette di scoprire altre qualità che non portano ad un risultato pratico ma conoscitivo” Bruno Munari
In equilibrio tra regola e caso Munari osserva che la ripetizione compositiva, carente di originalità e fantasia, può condurre la pittura, di formazione costruttivista e concretista, verso una strada senza uscita, in un vicolo cieco. Per questo egli non si irrigidisce mai sulle posizioni teoriche di un astrattismo puro, tutt’altro, egli si preoccupa di sfruttare la casualità che, analogamente a quanto avviene in natura, viene impiegata per demolire un rigore talvolta troppo razionale. Lo storico Enrico Crispolti ci ricorda le finalità più recondite di Munari: “voglio andare a vedere che cosa c’è oltre l’arte astratta, non crediate che queste esperienze si superino tornando indietro”.
Munari sintetizza in uno slogan – la regola e il caso – la formula necessaria ad allontanare l’arte astratta da un rigore algoritmico che induce tanti artisti, anche molti dei compagni di viaggio del Movimento Arte Concreta, a ripetersi con pitture destinate ad un inutile decorativismo. Munari si serve frequentemente dello schema duale del contrasto tra opposti. Egli utilizza questo paradosso persino nella denominazione stessa delle opere: si pensi ai negativi/positivi, al concavo/convesso, ai libri/illeggibili, alle xero-copie/originali, alle macchine/inutili o aritmiche.
L’idea è in realtà molto semplice, nasce dalla comprensione teorica che solo dall’equilibrio tra l’evento casuale – o in altri contesti intellettuali, dallo stimolo della fantasia – e la programmazione – la razionalità del pensiero – si può ottenere il massimo di espressività, attraverso un dinamismo di forze opposte che è forse la costante di maggior rilievo in tutta l’opera dell’autore, fin dai tempi della sua appartenenza al movimento futurista. [dal testo in catalogo di Luca Zaffarano]
Quello nato a Milano nel 1907
Quello delle macchine inutili del 1930
Quello dei nuovi libri per bambini del 1945 ristampati ancora oggi in varie lingue
Quello dell’Ora X (quello dei multipli) del 1945
Quello delle scritture illeggibili di popoli sconosciuti, 1947
Quello dei libri illeggibili del 1949
Quello delle pitture negative-positive del 1950
Quello delle aritmie meccaniche del 1951
Quello delle proiezioni a luce polarizzata del 1952
Quello delle fontane e giochi d’acqua del 1954
Quello delle ricostruzioni teoriche di oggetti immaginari in base a frammenti di residui di origine incerta e di uso dubbio, 1956
Quello delle forchette parlanti del 1958
Quello del design
Quello delle sculture da viaggio del 1958
Quello dei fossili del duemila, 1959
Quello delle strutture continue, 1961
Quello delle xerografie originali del 1964
Quello degli antenati, 1966
Quello della flexy del 1968
Quello della grafica editoriale Einaudi
Quello dell’abitacolo del 1971
Quello dei giochi didattici di Danese
Quello dei messaggi tattili per non vedenti del 1976
Quello dei bonsai
Quello dei laboratori per bambini al museo del 1977 e di tutti gli altri laboratori in altri paesi
Quello delle rose nell’insalata
Quello della lampada di maglia
Quello dell’olio su tela del 1980
Quello dell’Alta Tensione
Quello dei colori rotanti
Quello del corso di design alla Harvard University USA del 1967
Quello premiato col compasso d’oro, con una menzione onorevole dall’Accademia delle Scienze di New York e quello premiato dalla Japan Design Foundation “per l’intenso valore umano del suo design