I primi lavori, realizzati fra il ’72-76, indagano il corpo e il gesto.
Nelle prime esposizioni e performances, presenta calchi del proprio corpo in gesso che lascia consumare nell’acqua (Cavriago, 1977) o fa precipitare dall’alto al suolo (La performance, Galleria Civica d’Arte Moderna Bologna, 1977).
Questo è anche il periodo in cui si riappropria dell’aspetto teorico della scultura attraverso una serie di disegni accompagnati da scritti (MDLXIV, 1976).
Tra il 1979 e 1980 completa La Campana (Galleria Tucci Russo, Torino, l981) e La sovrana inattualità; (Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano,1982).
Nel decennio che segue, Mainolfi si impone con le sue grandi terracotte, opere contenenti paesaggi e soggetti di ispirazione fiabesca come Nascita di Orco ed Elefantessa (1980).
Partecipa inoltre:
- Alla Biennale di Sao Paulo (1981);
- Espone Alle forche Caudine alla XL Biennale di Venezia e a Documenta 7 di Kassel, (1982);
- Partecipa alla Biennale de Paris (1982) con Le Basi del cielo (1981-82)
- Partecipa alla Biennale di Venezia (1986)
- Espone il bronzo Trionfo (Elefantessa, 1982).
Negli anni che seguono si propone con Tufi, 1981-85 (in mostra a Ouverture, Rivoli nel 1984 e alla Tour Fromage, Aosta, nel 1987), con Arcipelago, opere in acqua, pietra, legno, bronzo (esposte al Castel Ivano,Trento, l987) e con Icons of Postmodernism (Holly Solomon Gallery New York, 1986).
Nel 1987 vince Il Superior Prixe al 5th Henry Moore G.P. in Giappone, con il grande bronzo Città Gigante (1986).
Nel 1990 ha una sala personale alla Biennale di Venezia dove installa Sole nero (acqua, cera, legno, 1988-89).
Negli anni successivi, fra le principali personali e retrospettive ricordiamo:
- 1992, Galleria d’Arte Contemporanea, Rimini;
- 1994, Villa delle Rose, Galleria Civica d’Arte Moderna, Bologna, e Galerie Hlavniho mèsta Prahy, Praga;
- 1995, Hotel de Galliffet, Paris;
- 1995, Promotrice di Belle Arti, Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino;
- 1996-97, Museo Civico di Castelnuovo, Maschio Angioino e Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, Napoli.
Negli anni Novanta, Luigi Mainolfi continua la ricerca attraverso forme già presenti da tempo nel suo lavoro ma anche nuove come Tamburo del Sole (1995-97), Gabbie (1997), Vestiti e Colonne di maggio (1999), che proseguono la sua ricerca sul corpo e sulla pelle.
Realizza grandi opere permanenti per luoghi pubblici come:
- “Alle forche P”, presso la caserma dei Vigili del Fuoco, Munchen (1981);
- “Colonna città”, Parc départemental de La Courneuve, Francia (1989);
- “Città” (Piramide Pellerina), 1992, Torino.
Nel 2001 l’artista è scelto come rappresentante dell’Italia per uno scambio tra il nostro paese e il Giappone.
Approda al Museo d’Arte Contemporanea di Sapporo dove realizza per il parco “Mainolfi swims in the water of Hokkaido” e “Colonne di Sapporo”.