Con Dessì, Bianchi e Gallo espone alla mostra ‘Arte italiana recente’ che documenta le acquisizioni del Museo di Groningen e in una rassegna successiva nella stessa sede; alla Galerie Swart di Amsterdam e ad ‘Immagination-Farbe’ alla Haus am Waldsee di Berlino.
Partecipa alla Biennale di Venezia del 1984 (sezione ‘Aperto’) e alla mostra degli ‘Ateliers’ romani del gruppo, presentata ancora da Bonito Oliva. Partecipa nel 1985 a ‘Nuove trame dell’arte’ a cura di A.Bonito Oliva al Castello di Gennazzano e alla rassegna del Centre Georges Pompidou ‘Italie d’aujourd’hui – Italia oggi’. Torna ad esporre alla Biennale di Venezia nel 1986 e nello stesso anno pubblica il proprio ‘manifesto’.
Lavora su supporti lignei di recupero, dipingendo con pigmenti naturali e terre, fissati con cere e colle, embrioni di figure. Vi iscrive parole e simboli. Il catalogo della rassegna ‘Le figure, le case, i pozzi’ (New York, Madrid, Roma 1988) censisce il complesso della sua attività creativa. Nel 1989 espone opere giocate su profondo neri e bruni con valori magici e simbolici alla Mayor Rowan Gallery di Londra; in Austria e Germania nel 1990 e ’91; nel 1992 allestisce la rassegna ‘La vista del silenzio’ alla Galleria Giulia di Roma.( Bibliografia: A. Boatto, Bruno Ceccobelli, catalogo mostra alla Galleria Giulia, Roma 1992).
Ceccobelli è maestro dei sincretismi. Il dipinto , nel suo caso, è un recinto magico ove si verificano, per simulazione figurale , incroci e ibridazioni di eventi che interessano luoghi e tempi distinti.
C’è un fondo religioso, in senso mistico e animistico, nella sua operazione creativa, nel suo predisporsi come sacerdote alla celebrazione di un rito, quando prende i pennelli per tracciare segni e simboli figurali in cui si incontrano e si manifestano la dimensione dell’io e quella esterna del mondo e del creato.
La pittura è una “scrittura ieratica i cui morfemi sono tratti da un repertorio ricchissimo di codici, di appartenenza a culture assai diversamente collocate nel tempo e nello spazio, e vi sono comprese le conoscenze ermetiche ed esoteriche non meno di quelle metafisiche e animistiche.
Ceccobelli attinge egualmente alla religone e alla magia i simboli di cui nutre la propria pittura.
Idealisticamente, promana un desiderio di sostanza spirituale, una tensione al divino che fa scattare l’immagine a un più elevato grado di edonismo contemplativo.
Taluni simboli geometrici e organici di peculiare riferimento vitalistico e cosmologico , fanno riferimento ad un erotismo positivo che è sentimento germinante della vita e del tempo.